Archive for the 'Canapaterapia' Category

Ripensare l’uso della marijuana in campo medico

ottobre 13, 2008

12 ottobre 2008

Soffrite di una patologia che potrebbe contemplare l’uso di marijuana a scopo medico? Per quanto possa essere utile, potrebbe esserci una nuova ragione per pensarci bene prima di utilizzare questa sostanza. Benché oggi in dodici stati americani l’utilizzo della marijuana a scopo medico sia permesso, di recente è stato rifiutato un trapianto di organi a pazienti che in passato avevano fatto uso di marijuana, anche se di fatto la sua assunzione a scopo curativo era stata legalmente ottenuta e approvata.

Timothy Garan, un musicista di 56 anni, è stato cancellato da una lista di attesa per il trapianto di organi a causa del suo uso e dipendenza dalla marijuana e di altre sue condizioni mediche. Alcuni infatti ritengono che l’utilizzo di marijuana possa impedire il buon esito di un trapianto. La sostanza era stata prescritta al paziente dal medico di famiglia, come antidolorifico, coadiuvante per la carenza di appetito e per combattere l’insonnia. Il signor Garan soffre di epatite C, una malattia che  porta alla distruzione del fegato del paziente e purtroppo non esistono garanzie che un nuovo fegato trapiantato non possa essere nuovamente attaccato dall’epatite.

Gli standard utilizzati dalla commissione per i trapianti che determinano la tipologia dei pazienti da inserire nelle liste di attesa sono estremamente elevati. Ad esempio si tiene conto del fatto che il paziente abbia fatto uso di alcol o droga, oltre a tutta una serie di altri fattori, oltre allo stato generale di salute della persona. Il consumo di alcol ad esempio, è considerato uno dei principali responsabili dei problemi del fegato, mentre il consumo di droga può potenzialmente impedire il recupero del paziente al quale è stato effettuato il trapianto dell’organo.

Nella scelta del destinatario di un trapianto la commissione ospedaliera responsabile si trova dunque a dover prendere in considerazione la situazione generale del paziente e nel caso specifico di Timothy Garan, non è stato considerato solo il fatto che il paziente fosse diventato sempre più dipendente dalla droga, ma anche le sue condizioni di salute.
La combinazione di questi due elementi e il suo fegato malato, hanno diminuito drasticamente per il signor Garan le possibilità di successo di un intervento chirurgico.

Il Sistema Nazionale dei trapianti viene gestito dal United Network for Organ Sharing, che lascia ai singoli ospedali la determinazione dei parametri per la scelta dei candidati ai trapianti. Poiché la marijuana è stata ad oggi legalizzata per scopi medici in dodici stati, ma continua ad essere considerata illegale dalla legge federale, le commissioni ospedaliere si trovano davanti un altro ostacolo nella determinazione degli standard relativi al sistema di donazione degli organi. Esse infatti devono stabilire dei parametri che riguardano la situazione di un paziente che ha fatto uso di marijuana regolarmente prescritta da un dottore che diventerà comunque un elemento negativo quando si troveranno a scegliere il paziente per l’operazione di trapianto.

Il destinatario di un trapianto normalmente deve assumere dei farmaci che blocchino il suo sistema immunitario al fine di prevenire possibili infezioni. Sembra che la marijuana danneggi il sistema immunitario e aumenti le probabilità di sviluppare infezioni, una delle cause principali di morte nei pazienti che hanno subito un trapianto di organo.
Nei pazienti affetti da un cattivo funzionamento del fegato, la marijuana può stazionare nel corpo per molto tempo senza essere eliminata. Il fegato infatti è un vero e proprio filtro e quando non funziona come dovrebbe può far sì che le sostanze non vengano eliminate.
La marijuana è una droga naturale con molti effetti collaterali quali ad esempio insonnia, e carenza di memoria e proprio perché viene realizzata con sostanze naturali può contenere germi quali l’aspergillosi, un fungo che può provocare la polmonite.

Si sono verificati casi in cui una commissione ospedaliera responsabile della donazione di organi ha rifiutato delle richieste perché il paziente aveva fatto un forte uso di marijuana senza però verificare le ragioni del consumo eccessivo della sostanza. Altri ospedali invece richiedono al paziente di trascorrere un periodo di sei mesi senza utilizzare alcuna droga e in seguito lo inseriscono nella lista di attesa dei trapianti. Ad oggi ci sono circa 98.000 pazienti in lista di attesa per un trapianto e solo 6.000 all’anno riescono a riceverlo.

Gli ospedali ritengono che se si utilizza una droga, anche se la marijuana è una delle droghe che dà meno assuefazione per chi la consuma, può diventare difficile per il paziente smettere di usarla dopo l’intervento chirurgico per il trapianto. L’uso di marijuana dopo un trapianto può danneggiare il nuovo organo e le modalità di reazione del corpo del paziente al trapianto.

Possiamo immaginare quanto sia difficile per un paziente che necessita di un trapianto vedersi rifiutare l’inserimento nella lista di attesa a causa del suo recente o passato uso di droghe e per questo motivo le commissioni ospedaliere hanno un compito durissimo e pesante nel considerare ogni più piccolo particolare per la scelta del paziente adatto.

Fonte: Health news

Sri Lanka. Verso la legalizzazione della marijuana terapeutica

ottobre 7, 2008

07 ottobre 2008

Il Governo potrebbe presto legalizzare la marijuana per uso terapeutico. La pianta, oggi usata dalle comunita’ indigene, potrebbe essere impiegata contro colesterolo, diabete, artriti. Non essendo legale, l’intenzione e’ di cambiare la legge.
Il ministero della Medicina Indigena vorrebbe che il Governo autorizzasse la coltivazione di 4 mila Kg l’anno per usarla nella medicina tradizionale. Il composto utilizzabile e’ una specie di burro quasi fluido.
La proposta e’ stata avanzata perche’ un crescente numero di esperti in medicina Ayurveda sostituisce quelli che praticano la medicina occidentale.
Questi medici usano la marijuana sequestrata dalla polizia, ma spesso e’ secca e non adatta. A loro serve quella fresca, in cui il “succo” e’ appena estratto

fonte: aduc salute

Guida – manuale, estrazione domestica cannabinoidi

ottobre 5, 2008

18 marzo 2008

Estrazione domestica di tutti i fitocannabinoidi (identificate oltre 400 sostanze chimiche differenti , una settantina di tali componenti attivi appartengono alla famiglia dei cannabinoidi, molti dei quali ancora poco esaminati) presenti nella Cannabis Sativa, Indica e Ruderalis, per gli usi medici dei cannabinoidi.

Le informazioni disponibili su questo testo non intendono in alcun modo istigare od indurre a comportamenti VIETATI DALLA LEGGE. L’approvvigionamento di cannabis, o suoi derivati, deve avvenire con le modalità prescritte ai sensi del DPR 309/90 e successive modificazioni.

I cannabinoidi di grande interesse sono: • il Δ9 – tetraidrocannabinolo (THC, Delta 9-THC, uno dei maggiori e più noti principi attivi della Cannabis) • il cannabidiolo (CBD) • la tetraidrocannabivarina (THCV) • il cannabinolo (CBN) • il cannabigerolo (CBG) • il cannabinidiolo (CBND) • il cannabicromene (CBC) • il cannabiciclolo (CBL) • il cannabielsoino (CBE) • il cannabitriolo (CBT) • la cannabivarina (CBV ) • la cannabicromevarina (CBCV) • la cannabidivarina (CBDV) • la cannabigerovarina (CBGV) • il cannabigerolo monoetiletere (CBGM).

I fitocannabinoidi possono esser ingeriti (sono liposolubili), vaporizzati e fumati. Per l’estrazione dei cannabinoidi, le infiorescenze di Canapa, ( Erba, Maria, Ganja, Hemp, Kif, Grass, Shit, Mary Jane, Marijuana, etc.) devono essere asciugate completamente *.

I cannabinoidi (THC,CBD, etc.) non sono idrosolubili (cioè non si sciolgono in acqua), ma lo sono nei grassi, ( Olio, burro, grassi animali e vegetali) e in alcol, etere, cloroformio, solventi derivati dal petrolio ( Esano, benzene, etere di petrolio, diclorometano, toluene, ecc… ). Questi ultimi hanno il vantaggio di essere molto più selettivi, perchè negli alcoli oltre ai cannabinoidi si disciolgono anche la clorofilla** e numerose altre sostanze. Purtroppo questi solventi sono estremamente tossici per l’organismo umano così come lo sono in genere tutti i tipi di alcol. Benché vengano fatti evaporare, i solventi lasciano sempre qualche residuo, l’unico con un grado di tossicità basso o trascurabile é l’alcol etilico.

* I fiori di canapa sono asciutti quando, avvolti nel cellofan, non fanno più condensa.

** Per eliminare la clorofilla i coltivatori libanesi lasciano le piante di canapa sul campo fino a che non sono quasi asciutte. Entro questo tempo acquistano un colore marrone – rossastro ( la clorofilla è distrutta dai Raggi UV del sole ).

Esistono vari metodi di estrazione:

1°) – Estratto solido di cannabis: Hashish. Prodotto con il polline dell’infiorescenza di canapa (tipologie di Hashish pregiato: il Charas [indiano], il Manali, il Malana, il Parvati [prodotti nella regione himalayana dell’India],il Kashmiri,il Nepal Temple Balls [nepalese], l’Afgano, il Pakistano)

– Come si prepara: A) – durante il periodo di fioritura (è il metodo più antico e non prevede il taglio delle piante), a più riprese sfregare tra il palmo delle mani, piano, le estremità fiorite della pianta, B) – raschiare dalle mani, con apposito coltellino, la resina gommosa raccolta sul palmo delle mani; C) – raccogliere la resina di canapa (polline) in un contenitore liscio; D) – impastare la resina, manualmente, in pani; E) – sigillare la resina con cellofan, panni di canapa o lino.

2°) – Estratto solido di cannabis: Hashish. Prodotto con la di resina di canapa (Cioccolato, Libanese, Libano Oro, Super Polm, Skuff, Bourbouqa, Marocco 00, Riff marocchino, il Turco, Olandese, ecc)

–Come si prepara: A) – scuotere, sbattere e/o strofinare i fiori maturi della canapa femmina su una serie di setacci; B) – raccogliere la polvere resinosa in apposito contenitore; C) – comprimere la polvere, dopo averla riscaldata per permettere che le resine si fondano ed attacchino insieme, in blocchi o pani (magari con l’ausilio di mezzi meccanici); D) – sigillare la resina con cellofan, panni di canapa o lino.

3°) – Estratto liquido di cannabis: Preparazione galenica magistrale a freddo di olio di canapa, ottenuto per mezzo di un veicolo alcolico – L’olio (3° – 4°), vaporizzato, fumato o ingerito, ha una concentrazione di cannabinoidi molto più alta del materiale di partenza ( da 5 a 10) e quindi deve essere utilizzato, in proporzione, in quantità ridotte.

L’Hash – Olio ha un’apparenza distintiva del dorato – miele e dal verde scuro a quasi nero con una consistenza abbastanza solida (viscoso, simile a catrame). A temperatura ambiente è assai appiccicoso, ma una volta riscaldato è un liquido. Come si prepara: A) – far macerare l’infiorescenza (o l’ hashish) finemente sminuzzata in una soluzione idroalcolica a 95° gradi alcolici volumetrici, in 5 – 10 volumi di alcol ed 1 volume di materiale, in un contenitore chiuso (vaso, bottiglia o un recipiente di materiale neutro), in un luogo fresco e scuro per 28 giorni, il periodo di un intero ciclo lunare. B) – Trascorso il tempo previsto filtrare la soluzione in un recipiente, con un filtro di carta, un collant, oppure con un colino a maglia fine e spremere la pianta; C) – per separare la parte liquida (alcol e sostanze disciolte) si può fare evaporare l’alcol a bagnomaria ( l’alcol etilico evapora a 78,3 °C, l’acqua a 100°C ) oppure può essere recuperato in un qualunque distillatore ( in genere di vetro ) e rimarrà, comunque, sul fondo l’estratto: L’olio.

4°) – Estratto liquido di cannabis: Preparazione galenica magistrale a caldo di olio di canapa – Come si prepara: A) – mettere in un pentola l’infiorescenza sbriciolata; B) – affogarla completamente in alcol con gradazione 40° – 50°; C) – far cuocere a basso fuoco, circa 80º; D) – filtrare la soluzione e fare evaporare l’alcol restante. In questo modo, p.es., estraggono i principi attivi della cannabis per il medicinale Sativex®. Il Sativex® è un farmaco a contenuto standardizzato di fitocannabinoidi e contiene solo due forme purificate della canapa, THC e CBD. Per produrlo ( è uno spray sublinguale), estraggono i cannabinoidi sotto vacuo in un circuito chiuso, recuperando così continuamente l’alcol, e successivamente, affinché possa essere nebulizzato, lo allungano in solventi con un rapporto circa 1:1 (etanolo, glicole propilenico). Includono anche un ingrediente supplementare, l’ olio di menta piperita, che evita al paziente il “temuto” effetto psicoattivo della cannabis (High). * Il > è un prodotto industriale e l’utilizzo del “glicole propilenico” dipende dal fatto che, 1° costa pochissimo e si nasconde molto bene negli oli essenziali, e 2°, contrasta l’effetto disseccante dell’alcool nella lozione idroalcoolica. Il “propylene glycol” non esiste in natura, è un prodotto chimico.

5°) – Olio cotto di cannabis, per uso alimentare: Come si prepara: A) – ridurre l’infiorescenza di Cannabis in piccoli frammenti e metterla nella pentola; B) – aggiungere olio (o burro) quanto basta, l’olio deve coprire bene i fiori (1:10 – 1:20 – 1:30, in base alla % di THC presente nell’infiorescenza ed alla desiderata concentrazione di principi attivi); C) – aggiungere acqua, 4 – 5 – 6 cm (tanto, la si dovrà far evaporare, lentamente, tutta…), per evitare surriscaldamenti ed allungare il tempo di cottura, per una buona estrazione; D) – mettere con coperchio su fiamma bassa e far bollire; E) – quando sta per svanire l’acqua allontanare dalla fiamma il tegame, perché l’olio surriscaldato farebbe vaporizzare i cannabinoidi, far svaporare tutta l’acqua e continuare a mantenerlo caldo (a circa 80°: non bollente, no frittura!) per almeno 5 minuti; F) – lasciare macerare per 1 giorno e filtrare;

6°) – Tintura madre e tintura classica di canapa – La tintura è una preparazione liquida ottenuta mediante l’azione estrattiva dell’alcol sulla pianta intera o su sue parti (foglie, radici, ecc.). La differenza più rilevante tra la tintura classica e la tintura madre (T.M.) é nel materiale di partenza: nella tintura classica é costituito dalla droga secca, mentre nella tintura madre é dato dalla pianta fresca. In tal modo nella tintura madre vengono preservati più principi attivi. Pro. Trattandosi di una forma di estrazione molto diffusa e tra le più utilizzate in Fitoterapia. E’ un preparato che si presta bene all’automedicazione e l’efficacia, nella maggior parte dei casi, è buona. Contro. Il contenuto in alcol non è irrilevante e pertanto non è adatta a chi presenta disturbi al fegato, ai bambini e a chiunque abbia problemi con l’alcol. Come si prepara: A) – La droga, viene messa a macerare, in una bottiglia o un recipiente di materiale neutro, in una soluzione idroalcolica che va dai 45° ai 70° gradi alcolici volumetrici, in relazione alla quantità d’acqua che la pianta contiene naturalmente: è necessaria quella percentuale di alcol che permette di ottenere un rapporto droga/solvente. Nella preparazione delle tinture idroalcooliche si adotta generalmente una regola fissa: per ottenere cinque parti di tintura finale, è necessaria una parte di droga (ovvero, 20 grammi di droga per ottenere 100 ml di tintura). B) – mettere la pianta a macerare per un periodo variabile, da 25 a 40 giorni. C) – filtrare la soluzione così ottenuta e farla decantare per 48 ore. In questo modo (con alcol a 45° – 70° gradi) la T.M. di cannabis agisce prevalentemente in virtù della presenza dei 330 principi attivi, diversi dai cannabinoidi, identificati nel fiore di canapa (alcaloidi, oligoelementi, etc). Ma, per sciogliere anche i cannabinoidi basta far cuocere a circa 80º la soluzione idroalcolica con i fiori di cannabis, oppure, far macerare la pianta in una soluzione a 95° gradi alcolici e, infine, per ridurre la gradazione alcolica della T.M. ottenuta, aggiungere acqua q.b. La scadenza è di 5 anni, a confezione chiusa.

7°) – Tisana – Con l’infiorescenza si può preparare, inizialmente (prima di procedere con il 2°,4° o 5° metodo di estrazione), per combinare l’azione terapeutica di altri principi attivi presenti nell’infiorescenza di canapa, un eccellente “The di canapa”, ma ricordate che, in tutte le tisane, i Cannabinoidi sono presenti in quantità minore rispetto a quella terapeuticamente attiva (non sono idrosolubili) e si preparano prima dell’uso perché si alterano facilmente. Come si prepara: A) – far bollire l’ ”erba” per almeno 20 – 30 minuti, coperta aggiungendo acqua di tanto in tanto; B) – separare con il setaccio la tisana dall’infiorescenza lasciando sul fondo del tegame i pistilli e resina non disciolta nell’acqua; C) – rimettere l’infiorescenza nella pentola e continuare l’estrazione dei cannabinoidi, indifferentemente, con il 3°, 4° o 5° metodo illustrato.

Nota1: tutti i processi di estrazione del THC e del CBD, per non buttare nulla, si devono ripetere almeno due volte.

Nota2: I recipienti usati per la conservazione di tutti gli estratti liquidi di Cannabis, devono essere di vetro scuro (o meglio, rivestiti con nastro adesivo di colore nero coprente) con chiusura ermetica, e tenuti in un luoghi freschi ed oscuri.

I farmaci, correntemente commercializzati in Italia per uso terapeutico ( Cannabis Curativa ), sono:

a) Cannabinoidi naturali, Cannabis Flos: • Bedrocan ® • Bedrobinol ® • Bediol ®

b) Estratto di Cannabis: •Sativex®

c) Cannabinoidi di sintesi: • Marinol ® (dronabinol) • Cesamet ® (nabilone) Va fatto notare che i derivati sintetici sembrano mostrare minore efficacia e maggiore incidenza di effetti collaterali rispetto ai derivati naturali, a tutt’oggi preferiti da molti pazienti.

Per informazioni dettagliate, sugli usi terapeutici della cannabis, visitate il sito dell’Associazione per la Cannabis Terapeutica [ACT]

Fonte: associazione Luca Coscioni