INTERVISTA A MARTIN BARRIUSO
LE INTERVISTE DI TURKO®
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Intervista e traduzione a cura di Andrea “Turko” Turchetti
BOLOGNA, 31 maggio 2008 – Mi trovo a Bologna con Martin Barriuso, il Presidente della FAC (Federazione spagnola delle Associazioni della Cannabis), che gli utenti del nostro sito internet probabilmente già conoscono poiché abbiamo pubblicato alcuni articoli relativi alla sua attività in Spagna.
La prima domanda riguarda la situazione legislativa spagnola in materia di droghe.
In Spagna il Codice Penale, come in tutti i paesi europei, sanziona la produzione, il possesso e la cessione, quando sono a scopo di lucro, come reato di traffico di droga; la cannabis viene considerata dalla legge una droga a basso rischio, mentre le altre sostanze sono ritenute ad alto rischio. Per la cannabis le pene vanno da uno a tre anni di carcere (che di solito, se si è incensurati, non vengono scontati perché le condanne al di sotto dei due anni di detenzione non sono eseguite), mentre per le altre droghe le pene vanno dei tre ai nove anni di detenzione, che possono essere aumentati in caso di aggravanti quali l’ingente quantità, lo spaccio in locali pubblici o nei pressi di scuole. Con una condanna a tre anni si finisce in galera, e ci sono molti casi di persone che scontano tre o quattro anni di detenzione per una riga di eroina. Invece la produzione e il possesso che non siano destinati alla vendita, bensì al proprio consumo personale, non sono considerati reato; quando si tratta di possesso e consumo in luogo privato non è prevista alcuna sanzione (se per esempio veniamo accusati di spaccio dalla polizia perché ci viene sequestrata una pianta e poi, in sede processuale, l’accusa viene archiviata non viene comminata alcuna sanzione) ma solo il sequestro; mentre per il possesso e per il consumo in luogo pubblico è prevista una sanzione pecuniaria da 300 a 6.000 euro e la confisca della sostanza. Teoricamente vi sono limiti quantitativi (125 grammi di hashish, 625 grammi di marijuana, e mi sembra 5 grammi di eroina o di cocaina) al di sotto dei quali si presume si tratti di possesso ai fini di consumo, a meno che non ci siano prove o indizi di spaccio. Questa, più o meno, è la legislazione spagnola.
Un’altra domanda, sempre sulla legislazione spagnola: mi sembra che la legge deleghi un elevato grado di discrezionalità sia ai giudici che alle forze di polizia, no?
La legge è assai poco concreta. E di fatto è la Corte di Cassazione che ha determinato gran parte della casistica relativa al reato di traffico di droga: cos’è una droga pericolosa, cos’è una droga meno pericolosa, quali sono gli ingenti quantitativi al fine applicare le sanzioni corrispondenti, ed ha dovuto determinare anche i quantitativi per stabilire quando vi sia la semplice detenzione. Per cui adesso, per esempio, in Spagna non c’è un limite chiaro per la coltivazione della canapa; non si sa quante piante si possano possedere, ed è la polizia, molto spesso, che decide se effettuare un sequestro o meno quando trova una piantagione. Quindi, di fatto, i giudici hanno un enorme potere discrezionale nel determinare si vi sia o meno un reato di traffico, e perciò vengono emesse sentenze molte diverse fra loro che danno origine ad una notevole incertezza giuridica. Inoltre non essendoci un limite legale stabilito chiaramente, soprattutto per l’auto-coltivazione collettiva, le associazioni e i gruppi per la coltivazione personale non sanno mai ciò che potrà loro succedere. E per questo motivo ci sono stati diversi sequestri da parte della polizia nei confronti di club e di associazioni legalmente costituite che avevano una coltivazione privata, per poi alla fine vedere archiviato il caso, così come è accaduto a noi; ed anche se poi ci sono state restituite le piante che ci aveva sottratto la polizia, siamo rimasti senza marijuana perché dopo un anno e mezzo, chiuse in scatole di cartone, le piante erano rovinate.
Abbiamo letto ciò che vi è successo. È incredibile, anche perché c’è una perdita economica che nessuno tiene in considerazione.
Nel nostro caso, alla fine abbiamo vinto la causa, e ne siamo usciti giuridicamente rafforzati. Però in quattro siamo stati per due giorni in cella di isolamento, e abbiamo perso 17 chili e mezzo di marijuana – in base ai verbali della polizia – marijuana che essi stessi hanno valutato 6 mila euro al chilo, cosicché abbiamo perduto più di 100 mila euro.
Un’altra domanda riguarda la situazione dello stretto di Gibilterra (una zona molto problematica) e del traffico di hashish di cui il Marocco è un importante produttore.
Ebbene, ci sono sempre state accuse, che il Governo marocchino non ha potuto smentire, relative alle implicazioni delle autorità di quel paese per consentire la coltivazione ed il traffico su grande scala; e d’altra parte è chiaro, da molto tempo, come vi sia un elevato livello di corruzione fra le forze di polizia sia marocchine che spagnole e per questo motivo si lascia passare buona parte della produzione. Un’altra questione riguarda il fatto che lo Stretto di Gibilterra è un’area molto difficile da controllare; ci sono solo 14 chilometri fra Spagna e Marocco e moltissime imbarcazioni passano da lì e quindi è difficile controllare gli ingressi, per cui è ovvio che vi sia una notevole importazione di hashish. In Spagna, per molti anni, si trovava solo hashish marocchino; non si trovava hashish proveniente da altri paesi. Vi era un monopolio assoluto dell’hashish commerciale marocchino, ed era piuttosto sospetto che non arrivassero altri prodotti.
Adesso vorrei parlare più nello specifico di questioni strettamente politiche. Nel nostro sito internet abbiamo pubblicato articoli in cui il Psoe (Partito Socialista spagnolo) non ne esce molto bene relativamente alle politiche sulle droghe e ad una possibile legalizzazione. In questi quattro anni di governo socialista abbiamo visto cosa è accaduto e vorrei una tua opinione sui prossimi quattro anni del Governo Zapatero.
Il bilancio dei primi quattro anni del governo socialista è totalmente negativo rispetto alle politiche sulle droghe. La campagna della Piattaforma Nazionale sulle Droghe è stata la stessa, allarmista e irrazionale, di quando era al governo il Partito Popolare (di centro-destra). L’ex Ministro della Sanità Elena Salgado è stata un’autentica talebana (non lo diciamo noi; lo hanno detto esponenti politici di diversi partiti; è un’espressione che si utilizza molto spesso quando si parla di lei: la Ministra talebana!). Pensavamo che l’azione della Piattaforma Nazionale sulle Droghe sarebbe stata meno repressiva con il passaggio alle dipendenze del Ministero della Sanità, e invece no: le campagne hanno continuato ad essere allarmiste e l’azione della magistratura e della polizia è addirittura peggiorata. In questo momento in Spagna ci sono più detenuti che mai; e la maggior parte di queste persone sono in carcere per delitti legati alle droghe, o meglio, per traffico di droga oppure per reati minori al fine di procurarsi il denaro per la droga, reati commessi nell’ambito di ambienti marginalizzati. In sintesi, in questo momento le prigioni spagnole sono più sature rispetto a qualsiasi altro periodo delle nostra storia e annualmente vengono comminate più sanzioni pecuniarie per detenzione personale che nell’ultimo anno del Governo di centro-destra di Aznar. L’attuale Governo ci ha detto chiaramente che attualmente fra le sue priorità non vi è alcuna riforma delle politiche sulle droghe; c’è una pressione mediatica molto forte da parte degli organi di informazione più conservatori che cercano di raccogliere un certo consenso allarmista che l’esecutivo non ha intenzione di controbattere, ed il Governo ha lasciato intendere molto chiaramente che siamo noi quelli che dovranno mettere al centro dell’agenda politica la questione droghe affinché possa essere affrontata. Abbiamo poco tempo poiché ciò deve avvenire all’inizio della legislatura affinché l’esecutivo possa poi assorbire tutte le eventuali critiche, e affinché il tutto si stabilizzi e venga dimenticato quando il mandato del Governo volgerà al termine. Non faranno niente negli ultimi due anni di legislatura perché per loro si tratta di una questione di forte imbarazzo. Quindi questo lavoro va fatto ora. Purtroppo in questo momento non abbiamo sufficienti forze per riuscire a convincere il Partito Socialista a modificare la sua politica. Riponiamo maggiori aspettative nel campo giudiziario: siamo riusciti ad ottenere che i club siano accettati, ed è su questo fronte che speriamo di creare le basi, un po’ alla volta, per una regolamentazione di fatto, attraverso la giurisprudenza, dell’auto-coltivazione di cannabis che possa essere poi applicata anche alle altre sostanze; oppio e funghi. Anche per queste sostanze l’obiettivo è quello della coltivazione in un luogo privato, per un gruppo di persone maggiorenni già consumatrici e senza scopo di lucro. E questo può consentire di creare anche posti di lavoro, come già è avvenuto per i club della cannabis, con tutte le coperture assicurative esattamente come per qualsiasi altra occupazione; inoltre c’è la richiesta di alcune persone di poter costituire un club per il consumo di sostanze psicotrope varie con l’obiettivo di poter acquistare collettivamente sostanze difficili da reperire. Su questo fronte possiamo aspettarci qualche passo avanti, ma di sicuro il Governo spagnolo non sarà il promotore di nessuna riforma.
Un’ultima domanda sulla stampa. Quali sono i giornali spagnoli che, non dico appoggino, ma per lo meno non si schierano contro le posizioni antiproibizioniste?
La maggior parte dei mezzi di informazione più importanti hanno accordi con la Piattaforma Nazionale sulle Droghe per diffondere le sue campagne e per pubblicare determinate notizie. Per quello che riguarda la carta stampata a pagamento, solo ‘Publico’ (un piccolo quotidiano) ha una linea più o meno antiproibizionista senza però alzare troppo i toni. ‘El Pais’ è la “voce”del Governo. Gli altri ci sono pregiudizialmente contro. È curioso il fatto che ci appoggino i giornali gratuiti che vengono distribuiti per strada e nelle stazioni (’20 minutos’, ‘Metro’, ‘ADN’, ecc) che sono diretti ad un pubblico più giovane, che sono molto diffusi nelle grandi città, e che in alcuni casi hanno una tiratura maggiore dei quotidiani tradizionali; ecco, questi di solito ci sostengono, parlano delle nostre iniziative e grazie a loro abbiamo buone possibilità di far sentire la nostra presenza.
E El Periodico de Catalunya e La Vanguardia che sono considerati giornali progressisti?
Il primo è un piccolo quotidiano a diffusione regionale che non si sbilancia troppo; mentre al secondo importa solo compiacere al potere, anche se magari pubblica qualche nostro comunicato. Ma entrambi non sono antiproibizionisti. Sono stati favorevoli alla cannabis terapeutica ma niente di più.
Si ringrazia PIC (Pazienti Impazienti Cannabis) per la collaborazione